Venendo a parlare ora dei tipi di concime deve essere rilevato che per un lungo periodo di tempo si sono impiegati (e si impiegano tuttora) quasi esclusivamente concimi organici assai costosi come cornunghia (9-15% di N), perfosfato d’ossa (2-5% N e 7-11% P2O5), ruffetto d’ossa (3-5% N e 13-15% P2O5), sangue secco (10-12% N, farina di criasalidi (8-10% N), panelli di ricino, di arachidi e di colza (4-6% N e 2-3% P2O5).
I concimi organici hanno notoriamente la capacità di svolgere un’azione di portata alquanto vasta sulla fertilità del terreno. Circa il loro apporto di macroelementi , va osservato che essi hanno un tenore di principi nutritivi generalmente basso, e di molto inferiore a quello dei concimi minerali, sicchè il costo dell’unità fertilizzante risulta superiore, tenuto anche conto delle maggiori spese di trasporto e di distribuzione.
Di elevato interesse è anche il fatto che lo stato di pronta assorbibilità dei principi nutritivi contenuti nei composti minerali facilita il compito di soddisfare, durante le diverse fasi del ciclo di sviluppo delle piante le loro esigenze nutrizionali. A proposito delle dosi di concime da impiegare, molto spesso vengono usati quantitativi di gran lunga superiori ai fabbisogni della pianta.
Nel rapporto tra floricoltura e terreno sono da temere tanto la carenze quanto gli eccessi di elementi fertilizzanti. Le carenze si possono presentare non solo per mancanza assoluta, ma per inassimilabilità di un elemento o per scarsa efficienza dell’apparato radicale. Secondo molti studiosi sembra che le carenze si verifichino particolarmente in terreni pesanti e argillosi. La conoscenza dei sintomi visibili prodotti dalle carenze o dagli eccessi dei vari elementi fertilizzanti riveste una importanza pratica rilevante per il floricoltore. È utile pertanto considerare brevemente le funzioni dei principi macro e microelementi e i sintomi prodotti dalla loro carenza o eccesso.
Nel caso di carenza di azoto, l’intera pianta assume colorazione verde pallido tendente al giallo (tale sintomo è particolarmente evidente sulle foglie più vecchie); le foglie di nuova formazione rimangono piccole e gli steli si accrescono in misura minore del normale. Il crisantemo, la rosa e il garofano presentano tipiche manifestazioni di carenza di tale elemento. Nel crisantemo le foglie diventano molto fragili, piccole, di colore dapprima verde pallido, quindi giallo, poi marrone; i fiori assumono dimensione ridotta e l’intera pianta accrescimento stentato. Nella rosa il numero dei boccioli fiorali prodotti diminuisce, i fiori sono più piccoli del normale e di colore poco vico. Nel garofano gli internodi e gli steli rimangono molto corti, legnosi, le foglie sottili, piccole; lo sviluppo dei rami è ritardato, l’intera pianta acquista colore giallo pallido. L’eccesso di azoto determina la formazione di foglie molto espanse a colore verde scuro; compromette la funzionalità dell’ apparato radicale e causa una riduzione dello sviluppo dei tessuti meccanici di sostegno.
Nel crisantemo le foglie si spezzano al semplice tocco, gli steli presentano spaccature longitudinali e la pianta ingiallisce limitatamente alla porzione apicale. Nella rosa il sistema radicale risulta danneggiato e la pianta va facilmente soggetta a clorosi ferrica. Il garofano tollera elevati quantitativi di azoto, però un eccesso di tale elemento può diminuire la rigidità dello stelo, l’intensità del calore e la serbevolezza del fiore reciso. Tali danni si verificano particolarmente nelle stagioni in cui l’intensità luminosa è ridotta (autunno e inverno).
Se quando siamo di fronte ad un bouquet di fiori, oppure a dei cesti di fiori, ed ammirandoli ci viene il dubbio di come riescano a diventare simili bellezze, in questo articolo abbiamo cercato di spiegare qual’ è il ruolo del concime nella floricoltura.