Fra le palme più comuni coltivate lungo i nostri litorali è la Phoenix canariensis delle Fenicacee, provenienti dalle Canarie, somigliante alla palma da dattero, però più esile e con foglie più numerose. Lo stile è eretto, grosso, non ramificato, segnate dalle cicatrici delle foglie cadute, portante all’apice una corona di lunghissime foglie glauche, rigide, pennate, a segmenti stretti e allungati.
È specie a rapido accrescimento che può essere spostata anche sotto forma di esemplari non più giovani, durante i mesi estivi, con l’avvertenza di sottoporre subito dopo la pianta ad un’irrigazione della chioma continuata per parecchi giorni.
Più resistente al freddo e adatta, in posizioni riparate, anche ai climi della pianura padana è la Trachycarpus excelsa (Chamaerops excelsa); questa palma fu assai di moda agli inizi del secolo. A differenza della precedente ha foglie a contorno rotondeggiante (flabellate), suddivise in segmenti lineari, meno coriacee e più piccole; il tronco (stipite) è coperto dalle guaine sfibrate delle foglie cadute. Patrie d’origine sono il Giappone e la Cina.
Il noce nero d’America (Juglans nigra) delle Iuglandacee, originario degli Stati Uniti, è un albero elevato, ad accrescimento più rapido del noce nostrano, adatto come pianta d’ombra e pregiato per il legname per cui può essere impiegato anche nei rimboschimenti. Ha corteggia rugosa e scura, foglie caduche grandi, pennate, con foglioline acute e produce noci rotondeggianti, poco apprezzate come sapore. Resiste al freddo mentre è esigente in quanto a luce e terreno. Alla stessa famiglia appartengono Pterocarya caucasica, con foglie ancora pennate, ma più grandi, corteccia meno aspra, infruttescenze allungate e pendule; è assai ornamentale.
Il salice piangente (Salix babylonica) delle Salicacee è un albero ben noto, adatto ad essere coltivato presso le acque anche se riesce ad affermarsi su suoli asciutti (però non aridi). L’ampia chioma poco elevata, è formata da numerosi lunghi rametti flessibili ed elegantemente ricadenti, ornati di foglie piccole, allungate ed acuminate, verdi chiare, caduche. Proviene da un’ampia zona asiatica, dall’Asia centrale alla Cina e alla Manciuria. È notevole la grande facilità con cui si moltiplica per talea. Un’altra salicacea ben conosciuta, utilizzata soprattutto per filari stradali specialmente in aperta campagna, è il pioppo italico o cipressino (Populus nigra varietà italica P. fastigiata) che è noto fin sin dal 1700 sebbene le sue precise origini siano ignote. La teoria più accreditata lo fa provenire da una mutazione del pioppo nero che avrebbe interessato un individuo maschile (i sessi sono separati); tutti i pioppi cipressini appartengono infatti a questo sesso e vengono moltiplicati soltanto per via vegetativa (talea). La nota più caratteristica di quest’albero è il portamento fastigiato della chioma, di forma affusolata e snella, con rami numerosi ed eretti.
La pianta si copre in primavera di una fugace fioritura di amenti rossastri e poi di foglie romboidali, facili a stormire al vento. Il pioppo cipressino non ha particolari non ha particolari esigenze in fatto di terreno, e necessita d’acqua inferiori a quelle del pioppo nero; dannose sono le gelate sia precoci sia tardive. Contrariamente ai pioppi euro-americani non si presta a coltivazioni industriali.
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